Ecco perché l’esperimento di William James può ispirarti nel diventare la persona che sei nel profondo
Chi è William James?
William James è un punto di riferimento nel pensiero filosofico e psicologico americano del XIX secolo.
Con una profonda curiosità per la complessità dell’esperienza umana, ha rivoluzionato la psicologia aprendo la strada a una disciplina più completa e inclusiva.
Attraverso il suo lavoro, ha contribuito a mostrare che la psicologia non può essere esclusivamente una scienza dei comportamenti e processi fisici, ma deve tener conto della ricchezza dell’esperienza umana nella sua interezza.
Grazie a W.James, la psicologia ha acquisito un’ampiezza e una profondità maggiori, offrendo strumenti per esplorare e comprendere la complessità della mente umana in modi senza precedenti.
Secondo i suoi studi, la psicologia non può limitarsi a studiare soltanto comportamenti e sensazioni, ma deve anche indagare su come pensiamo e percepiamo il mondo che ci circonda.
L’idea chiave introdotta da James è il concetto di “stream of consciousness” (flusso di coscienza), che rappresenta il flusso ininterrotto di pensieri e percezioni che pervade la nostra mente.
Ma come è riuscito a guadagnarsi il titolo di “padre della psicologia americana”?
E perché la sua storia, potrebbe aiutarti a diventare la persona che credi nel profondo?
Te la presento attraverso un libro di di Mark Manson, « La sottile arte di fare quello che c**** che ti pare ».
Era un periodo in cui non sapevo veramente cosa fare, su tutti i fronti della mia vita.
Mi stavo rendendo conto sempre di più che Giurisprudenza non era la mia strada. Non ero felice e provavo costantemente una sensazione di vuoto.
Anche se poi mi sono trasferita a Parigi, non è stato comunque semplice guardarsi dentro e capire
Avevo bisogno di risposte alle tante domande che mi tormentavano ogni giorno..
E quando mi è capitato questo libro tra le mani, devo confessarmi che all’inizio non ne ero convinta. Pensavo, “Anni e anni di studi e ricerche da parte dei migliori psicoanalisti e ora arriva questo autore con il suo libro di psicologia che sembra di serie B.”
Inizialmente pensavo che non sarebbe stato all’altezza delle mie aspettative..
Ma devo dire che mi sono dovuta ricredere!
Tra i vari capitoli, ecco quello della svolta. E si intitola:
LA SCELTA
William James era un uomo, come descrive Mark Manson, “con dei problemi davvero tosti”.
“Sebbene nato in una famiglia illustre e abbiente, fu affetto fin dalla nascita da problemi di salute gravissimi come: un disturbo all’occhio che da bambino lo accecò temporaneamente o spasmi alla schiena così forti che talvolta trascorreva interi giorni senza potersi sollevare a sedere o alzare in piedi.
A causa di questi problemi di salute, James trascorreva la maggior parte del tempo chiuso in casa.
Non aveva molti amici, e non era particolarmente bravo a scuola. Al contrario, passava le giornate a dipingere. Era una delle poche cose che gli piacesse fare e l’unica per cui si sentisse particolarmente portato.
Sfortunatamente, nessun altro pensava lo stesso.
Quando divenne adulto, i suoi lavori non ebbero acquirenti. E mentre gli anni si trascinavano, suo padre iniziò a deriderlo per la sua pigrizia e mancanza di talento.
Nel frattempo, il suo fratello minore, Henry James, divenne un romanziere di fama mondiale; sua sorella, Alice James, si guadagnava a sua volta da vivere come scrittrice.
In un tentativo disperato di salvare il futuro del giovane, il padre di James usò le sue conoscenze lavorative per farlo ammettere alla Harvard Medical School.
Era la sua ultima occasione, gli disse. Se la mandava a monte, per lui non c’era speranza.
Ma James ad Harvard non si sentì mai a casa(…).
Un giorno, dopo una visita guidata dell’ospedale psichiatrico, James rifletté nel suo diario che sentiva di avere più in comune con i pazienti che con i dottori.
Passò qualche anno e, di nuovo con la disapprovazione paterna, James lasciò la scuola di medicina. Invece di affrontare l’ira del padre, però, decise di andarsene: s’iscrisse a una spedizione antropologica nella foresta pluviale amazzonica”.
Ma anche quell’avventura finì prima ancora di cominciare. Il suo stato di salute lo costrinse a tornare a casa.
Il problema è che intanto gli anni passavano e William James si ritrovò ancora senza un lavoro e con problemi di salute sempre più invalidanti.
A quel punto cadde in una profonda depressione e iniziò a progettare di togliersi la vita.
Ma UNA NOTTE, mentre leggeva le conferenze del filosofo Charles Peirce, decise di condurre un piccolo esperimento.
Nel suo diario, scrisse che per un anno avrebbe creduto di essere al cento percento responsabile di tutto ciò che gli succedeva nella vita, in qualunque caso.
In quell’arco di tempo, avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per cambiare le proprie circostanze, a prescindere dalle probabilità di fallimento. Se in quell’anno non fosse migliorato nulla, sarebbe stato evidente che davvero non aveva alcun potere d’azione, e si sarebbe tolto la vita.
Il finale della storia? William James divenne il padre della psicologia americana. La sua opera è tradotta in un triliardo di lingue ed è considerato uno degli intellettuali/filosofi/psicologi più influenti della sua generazione.
Avrebbe preso a insegnare ad Harvard e dato conferenze in quasi tutti gli Stati Uniti e l’Europa. Si sarebbe sposato e avrebbe avuto cinque figli (uno dei quali, Henry, sarebbe diventato un biografo famoso e avrebbe vinto il premio Pulitzer).
Più avanti negli anni, James avrebbe definito «rinascita» il suo piccolo esperimento e gli avrebbe attribuito il merito di tutto ciò che aveva ottenuto nella vita”.
FINE
Che ne pensate? Io tempo fa avevo deciso di prendere ispirazione da questo suo esperimento.
Mi ero fatta questo patto “da oggi crederò di essere responsabile al 100% di quello che mi succederà nella vita. E farò ogni cosa in mio potere per cambiare le circostante, a prescindere dalla probabilità di fallimento. E se tra un anno dovessi essere al punto di partenza, allora tornerò in Italia, farò il concorso in magistratura e ammetterò a tutti che avevano ragione”.
E sta funzionando tantissimo, credimi.
L’importanza di capire il la differenza tra « responsabilità » e « colpa »
Anche se questi termini sono spesso usati in modo intercambiabile, in realtà c’è una grandissima differenza. Capirne la differenza, credimi che ti permetterà di vedere le cose in una prospettiva totalmente differente.
Con responsabilità, si intende l’assumersi le conseguenze delle proprie azioni. Questo significa che possiamo essere responsabili di qualcosa anche quando non siamo colpevoli.
La colpa, invece, ha a che fare con il giudizio morale: siamo colpevoli quando non rispettiamo le norme sociali o personali. Questo senso di colpa può derivare dalla nostra consapevolezza di aver compiuto un’azione che contrasta con quelle che noi consideriamo giuste. Spesso, questo senso di colpa viene accompagnato dal rimorso e dal desiderio di porre rimedio per l’errore commesso. Però è più qualcosa basato sul nostro sistema di credenze.
E comprendere questa differenza è importantissimo perché il più delle volte, siamo i peggiori giudici di noi stessi..
Infatti, quando siamo responsabili, possiamo assumere il controllo della situazione e fare del nostro meglio per trovare una soluzione; quando siamo colpevoli, invece, possiamo cadere in un vortice di autocommiserazione e giudizio negativo.
Se vuoi saperne di più, vai al link e acquista il libro di Mark Manson