Oggi vorrei parlare di un argomento che non è nuovo e che sappiamo un pò tutti, essere la vera chiave per stare bene con sé stessi; e cioè avere una buona autostima.
Tuttavia, il significato di autostima molto spesso viene confuso. Si crede, infatti, che l’autostima sia correlata al raggiungimento di un obiettivo, alla stima in qualcosa che facciamo o che otteniamo. “Se ottengo quel lavoro allora sono una persona di successo e quindi mi stimo. “Se compro quella casa sono bravo e quindi mi stimo”.
In realtà, nel tempo e grazie alle letture dei vari psicoterapeuti in cui mi sono imbattuta, mi sono resa conto non è proprio così che si impara a stare bene con se stessi. Anzi, questa continua ricerca verso la stima in se stessi a tutti costi in base a un risultato, non fa altro che farci stare peggio e ottenere l’effetto contrario, e cioè la disistima.
Perché? Perché la corsa a tutti i costi verso un risultato esterno, porta a un primo concetto fondamentale, che è quello di assomigliare a qualcuno o a qualcosa. Ci mettiamo in testa un modello e quel modello diventa la nostra immagine da perseguire a tutti i costi.
In questo modo si innesca un altro concetto fondamentale, che è quello del giudizio. Perciò, se non riusciamo a raggiungere questa “meta“, questo “modello“ che ci siamo messi in mente, ci giudichiamo, ci riteniamo sbagliati, riteniamo di non avere dei valori, di non avere le capacità e quindi ci condanniamo in qualche modo.
Su queste premesse, si può allora dire che in realtà l’autostima si raggiunge quando si arriva in uno stato mentale in cui, paradossalmente, la parola stessa scompare.
Ma come si fa a ritrovare l’autostima avvicinandosi al vero senso del termine?
A me ha aiutato tantissimo questo libro di Raffaele Morelli, “Lezioni di autostima“.
È stato il primo libro di una serie di tanti altri che ho letto scritti da lui. Questo ha poche pagine, ma ti dà davvero un nuovo modo di vedere le cose, ma soprattutto se stessi.
Tra le sue lezioni, vorrei riportarne 3 che- a mio avviso– sono particolarmente significative e che già dopo questa piccola lettura ti aiuteranno a stare bene con te stesso.a.
1. Uscire dal sentimento di inadeguatezza
In questo paragrafo R. Morelli sottolinea come, effettivamente, l’uomo sia l’unico animale del cosmo capace di disprezzarsi, capace di “svalutare” la propria presenza nell’Universo. “Non mi piaccio“, “Non mi stimo”, “Mi sento inadeguato“.
E fa un’altra osservazione importantissima: quando ci chiediamo “Che cosa si deve fare per migliorare?” già partiamo dal presupposto sbagliato. Perché dovremmo “migliorare”? Quali sono le persone che hanno l’autorità per farcelo credere e per imporci di lavorare a tutti i costi sulla strada del cambiamento?
Non diamo ascolto a coloro che ci dicono che “bisogna migliorare”. Cominciamo invece a guardarci allo specchio con animo sereno, in maniera schietta e obiettiva, come se osservassimo non noi stessi ma qualcun altro, liberi dai giudizi e dall’eccesso di autocritica.
2. Sfuggire all’autodefinizione e ai modelli
Spesso diciamo “Io sono così“, per esempio sono un tipo troppo buono o ansioso o pauroso oppure ho un brutto carattere.
Noi non siamo mai una sola cosa. Questo è ciò che appare alla nostra mente razionale. “Tu non sai cosa sei“, aggiunge. “Se smetti di autodefinirti, allora puoi provare via via a conoscerti“.
Non ci dobbiamo spaventare se un bel giorno, guardandoci allo specchio, proviamo il desiderio di un nuovo Io. La scoperta del nostro lato segreto, il riconoscimento del personaggio nascosto che ci abita è una necessità del tutto naturale, una voce che nasce dal profondo: la voce creativa della contraddittorietà. Spesso è proprio questa strana e inspiegabile spinta a “mutare d’abito” che ci indica la strada dell’autocambiamento: e non dobbiamo avere timore di ascoltare questo richiamo.
Per quella che è la mia esperienza, posso dire che senza Ludovica, non sarei arrivata dove sono arrivata adesso. Sarei ancora attaccata al mio vecchio personaggio, marchiato dall’ego e dall’eccesso di autocritica. Ora mi sento rinata e sento che ho finalmente la possibilità di essere ciò che sono sempre stata nel profondo.
3. Liberarsi dagli attaccamenti
Anche questo è un concetto che ormai conosciamo un pò tutti. Tutti un pò sappiamo che attaccarsi alle cose e alle persone non fa che alimentare la nostra infelicità, perché ci rendiamo incapaci di stare da soli con noi stessi ed essere padroni della nostra vita.
Ma Raffaele Morelli fa un’osservazione in più, che ho trovato particolarmente significativa.
Introduce l’argomento invitandoci ad osservare il saggio buddhista che costruisce un mandala: quell’insieme di figure, simboli e disegni che rappresentano in forma tangibile la parte più profonda della psiche; questo maestro impiega mesi, talora anche anni a completare il disegno. Quando lo ha terminato, con un soffio o un gesto della mano lo distrugge. Oppure non lo protegge dal vento, che prima o poi si dissolverà nell’aria.
Cosa si nasconde dietro a questo gesto? Un potente messaggio, che è quello di “immutabilità”: nulla è permanente. Ma anche per spiegare a se stesso e a chi lo guarda che non serve affezionarsi a una persona, a un oggetto, o a un’opera.
E dopo questa premessa, ci fa riflettere su come (ed è questa la riflessione che ho trovato più significativa di tante altre lette altrove), non è utile né benefico affezionarsi al nostro Io, al nostro modo di essere e di agire. E la nostra infelicità inizia proprio laddove ci ostiniamo a rimanere aggrappati all’oggetto, allo schema morto che ci ostiniamo a perpetuare, a riandare dentro gli stessi e inutili pensieri a gravare la nostra mente con carichi di significati sempre più complessi e pesante
Dobbiamo pensare alla nostra vita come al mandala dell’esempio. E grazie a questa capacità di vivere in stato di perenne mutamento, risiede il segreto dell’autostima. Una mente che non si attacca ai soliti preconcetti, alle solite convinzioni è una mente libera, creativa, libera, priva di scorie mentali, di ripensamenti, di sensi di colpa inutili.
Cosa ne pensi di questi 3 suggerimenti? Il mio augurio è che ti aiutino tanto quanto hanno aiutato me. Nel libro ci sono anche degli esercizi pratici da fare, come quello “della contraddizione”. Ti invito davvero a farli, scoprirai lati di te che forse ora, per timore, non ti permetti di tirare fuori.
Buona lettura <3
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