Ciao cari lettori! Come anticipavo qualche giorno fa, oggi sono qui per presentarvi Giorgia e il duo Madeleine, fondato insieme a Luca Saja!
Per Giorgia la musica è un qualcosa di vitale, senza la quale non potrebbe proprio vivere.
«Mi ricordo che una volta mia mamma mi ha detto scherzando “Hai iniziato prima a cantare che a parlare“.»
E ha deciso di riaprire il suo sogno nel cassetto partendo proprio da Parigi, dopo una storia tossica mal finita con il suo ex fidanzato.
In quel periodo sentiva il bisogno di partire e ha scelto la città che per lei ha avuto il significato della Rinascita.
Perché proprio Parigi? Ogni volta che la visitava come turista, si sentiva come se appartenesse alla città e nella nostra chiacchierata mi sottolinea che questa sensazione non l’ha mai avuta con nessun’altra città. La sensazione che Parigi sia un grande palcoscenico dove ognuno ha la sua pièce teatrale, ciascuno il suo ruolo e lei, il suo.
Ma ora conosciamo meglio lei e il duo Madeleine.
Giorgia, mi racconti prima come sei arrivata a Parigi?
Sono arrivata a Parigi come ragazza alla pari. L’idea era quella di iniziare con quest’esperienza e poi una volta ambientata, trovare lavoro e stabilirmi in maniera permanente.
Poco dopo, infatti, trovai lavoro al museo Jacquemart-André, dove sono rimasta per due anni. La musica però nei primi tempi l’accantonai, per dedicarmi al lavoro e ad ambientarmi allo stile di vita della città.
Quando hai ripreso la musica?
Sembrerà strano quello che sto per dire, ma in realtà l’ho ripresa alla stazione Saint- Lazare. Lì è disposto un pianoforte accessibile a tutti ed è lì che ho incontrato una cerchia di musicisti che vi si riuniscono abitualmente, stringendo anche belle amicizie. Divenne un pò la mia sala prove.
In quel momento qualcosa scattò in me e capii che era arrivato il momento di ritirare fuori il mio sogno dal cassetto.
All’inizio però vorrei precisare che il duo si chiamava « The Groots » eravamo rimasti in due dalla formazione originaria di 5, fondata nel 2015.
E insieme al sogno, dal cassetto ho ritirato fuori anche i preziosi insegnamenti di Fabio Mammarella (cantante, speaker e insegnante). L’ho incontrato nel 2019 e ho iniziato un percorso con lui, mi ha seguita fino al 2021, fino alla mia partenza per Parigi e anche dopo Parigi ho avuto modo di rifare qualche lezione con lui durante il periodo in cui sono tornata in Italia per le vacanze.
Dopo aver capito che era arrivato il momento di riprendere in
mano la musica, mi resi conto, però, che ormai il nome non ci rispecchiava più.
Ormai vivevo in Francia e mi sentivo vicina sempre di più ai francesi. Volevo qualcosa che rispecchiasse anche questa nuova identità.
Così hai scelto il nome “Madeleine”. C’è una ragione in particolare?
Non so se tu hai un posto a Parigi dove ti senti particolarmente bene, per me questo posto è Madeleine. Lì mi sento a casa, non so, è una sensazione difficile da spiegare.
E poi, come accennavo poco fa, musicalmente mi piacerebbe integrarmi sempre di più nella scena francese.
Chi sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzata?
Tanti, tantissimi. Però, così, d’impatto, ti direi i Phoneix. Loro sono di Versailles e hanno un sound che mi ha ispirata molto. Amo anche la loro relazione tra l’Italia e la Francia. È una cosa che mi rispecchia, perché per quanto mi senta vicina alla cultura francese, amo il mio paese.
E poi The Weekend. Mi piace la sua influenza anni ’80 e il suo modo di riproporre la musicalità retrò in chiave moderna.
E se usciamo un po ‘ dalla scena musicale, ti direi anche Lucio Fontana, da cui è poi nato il nome di una canzone « Fontana ».
Ho deciso di chiamarla così dopo aver letto una citazione dell’artista: «[…] io buco; passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere […] invece tutti hanno pensato che io volessi distruggere: ma non è vero io ho costruito, non distrutto »
Mi ha ispirata molto ed ho pensato ad un’immagine poetica di un fascio di luce che passa attraverso una ferita sulla pelle, proprio come attraverso i suoi tagli sulla tela.
Ho pensato a questa luce come qualcosa che illumini il cammino verso la guarigione.
Che guidi nel buio. È una metafora di rinascita. Nel testo parlo di questo.
Giorgia, parlando di integrazione e di Francia, in particolare
Parigi, cosa pensi del vivere qui?
Io ad oggi, più che francese o italiana, posso dire di ritenermi cittadina del mondo. E ti confesso che dopo due anni e mezzo, la luna di miele con Parigi è passata, anche se capita spesso di rinnamorarmene, non sono sicura
che passerò la vita qui, sto valutando l’idea di vivere anche in altre città.
Non mi precludo nulla.
Ora ti faccio una domanda più diretta, sempre in linea con l’altra mission chiave del blog; e cioè ritrovare la propria
vocazione, la propria eudaimonía. Nel tuo caso non ci sono dubbi che sia la musica.
Come ti senti quando canti?
È un qualcosa che non ho ritrovato in nient’altro nella vita. È una sensazione che vorrei avere tutti i giorni. Poi vedere le persone emozionate nell’ascoltarmi è la cosa che mi rende più felice. La musica è condivisione, è arrivare all’altro.
Sappiamo però che soprattutto in campo artistico non è facile trovare subito un riconoscimento in quello che si fa.
Qual è la tua spinta per continuare?
Ti dirò, ci sono dei giorni in cui vorrei mollare tutto.
A volte una parte di me dice “Prima o poi ci arrivo”, mentre l’altra è lì che commenta “Ma dove vai che hai quasi 30 anni?”.
Il fatto è che non riuscirei a stare senza. Questo è quello per cui sono nata, questa è la mia vocazione.
Posso arrabbiarmi quanto voglio, però cantare nasce proprio da un bisogno di esprimermi, soprattutto per se stessa. Poi da quando vivo a Parigi, ho proprio cambiato modo di vedere le cose: qui c’è molta gente che ricomincia.
Ho notato che c’è proprio questa predisposizione a rimettersi in gioco in maniera costante. È una caratteristica che ammiro tantissimo dei francesi e
che mi dà la spinta per andare avanti.
È bellissimo quello che dici, e spero possa essere d’ispirazione per tutti gli artisti che vogliono la propria strada. Grazie Giorgia per il tuo tempo. Spero di poter incontrare anche Luca, anche se lui vive a Senigallia. E in bocca al lupo per tutto.
©Gabriella Marku
Luca Saja viene da Senigallia, ha studiato batteria a Milano e ha accompagnato
Giorgia sin dagli esordi, quando il nome era « The Groots ».
Sebbene non appaia nell’intervista per esigenze logistiche, ha un ruolo chiave
nel duo. È lui che compone tutta la musica. E nello specializzarsi nella
produzione delle tracce, da batterista si è formato come vero e proprio
beatmaker.ù
Giorgia Di Feo viene da Falconara Marittima in provincia d’Ancona. Vive a
Parigi dal 2021. Canta e suona molto poco la chitarra e si accompagna con
qualche accordo al piano. Da qui ai prossimi anni, oltre ad ottenere un riconoscimento nel suo settore, mira a formarsi come chargée de production du spectacle vivant (per lavori
nelle produzioni di festival di musica).
Andate a scoprire il loro album
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