La solitude est un belle chose.
Mais il faut quelqu’un pour vous dire
que la solitude est une belle chose.
Honoré de Balzac
Oggi ho deciso di pubblicare un frammento del passato di Honoré de Balzac, perché non è poi così distante dal mio.
Chi è Honoré de Balzac
Honoré de Balzac è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi romanzieri del XIX secolo. La sua abilità nel raccontare storie complesse e coinvolgenti ha reso i suoi romanzi delle vere e proprie opere d’arte letteraria. Non solo scriveva, ma era anche un appassionato drammaturgo, mettendo in scena spettacoli che prendevano vita sulle scene teatrali. La sua opera più celebre, “la Comédie Humaine”, è un affresco dettagliato della società francese dell’epoca, con personaggi che rappresentano le diverse sfaccettature della vita e della natura umana.
Il suo stile ricco di dettagli e la sua profonda analisi psicologica dei personaggi hanno ispirato generazioni di autori. La sua scrittura è caratterizzata da una prosa elegante e articolata, che riesce a catturare l’essenza dei suoi personaggi e delle loro vicende.
Potrei anche elencare tutte le altre opere che l’hanno reso celebre, ma non è questo il mio obiettivo di oggi.
Un frammento del suo passato: il suo ricominciare a Parigi
Oggi vorrei portare qui l’immagine di lui da ragazzo.
Un ragazzo che, per seguire il suo grande amore per la letteratura, ha iniziato dapprima a pubblicare opere sotto falso nome.
E che poi, stanco ormai di una famiglia opprimente e insistente affinché diventasse notaio, ha deciso di rompere ogni legame con essa.
🎒Si è infine trasferito proprio qui, a Parigi, da solo. Per poter finalmente seguire la sua vocazione.
Mi ci rivedo molto nella sua storia.
Quando mia madre insiste tuttora perché affinché diventi magistrato, ormai ho accettato che lo fa perché vuole “il meglio” per me. Prima mi arrabbiavo, tantissimo. Anzi, credo che con mia madre in realtà sono sempre stata un pò arrabbiata. Non mi ha mai capita e la cosa che mi fa più male è che non ci ha nemmeno mai tanto provato.
E poi a casa mi idolava troppo, e mi dava delle responsabilità troppo grandi. Ai suoi occhi e di chi mi circondava ero vista come un “genio”. Ma semplicemente perché forse ero stata l’unica della famiglia e dei parenti ad essermi laureata e ad essere entrata alla Bocconi.
Figuriamoci, la Bocconi, per persone come noi..
Non lo so, ho sempre avuto come la sensazione che volesse vedere in me tutti i sogni che lei non era riuscita a realizzare. Un ufficio con la scrivania di pelle, il tailleur e una casa ultimo piano con delle grandi vetrate che danno sulla città.
Allontanarmi da casa per è me è stata una vera e propria esigenza. Soprattutto dopo che il babbo è volato via.
Se fossi rimasta ancora lì, probabilmente avrei passato il resto della mia esistenza con la sensazione di di vivere la vita di qualcun altro. Una vita estranea a me stessa.
Ma per ritrovarsi, credo che a volte sia proprio fondamentale stare lì con sé, nella solitudine.
Io l’ho sempre respinta. È sempre stata il mio anello debole, fin dall’adolescenza.
Ma solo ora mi rendo conto di quanto la solitudine, in realtà, ci dia l’opportunità di essere veramente noi stessi.